Ciao Francesco,
ti scrivo in questo modo un pò strano e impersonale, perché ti ho pensato a lungo in questi giorni.
Innanzitutto, perché è imperdonabile il fatto che io non ti abbia scritto prima e, secondo, cosa più importante, è che se io adesso sono qui, a più di mille chilometri da casa, lo devo anche, e soprattutto, a te.
Si, perché tutti gli anni passati con te e gli altri ragazzi in piscina, alla Gaidano, mi hanno insegnato tante cose. Più di quello che io ho fatto per voi, è stato quello che voi avete fatto per me. Tutte le volte che mi hai detto Grazie, dovrebbero ritornare indietro, decuplicate, a tutti voi.
Penso a tutte quelle persone che sono passate dalla piscina e che non sono mai riuscite a vedere oltre il vostro aspetto, che si sono fermate in superficie, giudicandovi per quello che non siete.
Vi hanno affibbiati diversi nomi, perché da sempre l’uomo sente la necessità di definire ciò che non riesce a spiegare, ciò che non riesce ad accettare: la fragilità. Ma penso che il termine “diversamente abili” esprima benissimo il concetto. E cioè, che voi non è che non potete fare determinate cose. Semplicemente le fate in maniera diversa e, personalmente, le fate anche meglio.
Il tuo coraggio, la tua forza e la tua determinazione mi sono stati d’esempio ogni giorno. In ogni scelta che ho preso. Quanta gente che si lamenta per le piccole cose quotidiane. E tu, in silenzio, hai fatto le tue piccole conquiste, hai coronato i tuoi desideri. Tu, dall’alto della tua carrozzina sei riuscito in cose che la maggior parte della gente comune non si sognerebbe: hai vinto una gara in calesse, hai partecipato ad un’infinità di gare di nuoto, sei salito su una moto (cosa di cui avrò sempre il rimpianto di non aver realizzato io per te) e hai conosciuto personaggi famosi, solo per una fotografia, per un ricordo.
Ti posso assicurare che, ovunque tu sia passato, hai lasciato un segno. Hai dimostrato alla gente che non esistono sfide che non si possono superare, che non bisogna mai arrendersi di fronte ai mali della vita.
Tu, tutti i ragazzi della piscina e le vostre famiglie mi avete insegnato cosa sono la solidarietà, il coraggio, l’umiltà e l’amore. Perché senza di esse, tante delle cose da fare non si realizzerebbero. Siete l’esempio che mi ha sempre spronato.
Spero che nel mio piccolo, io e gli altri ragazzi, vi abbiamo aiutato a sentirvi un pò meno soli, in una società sempre più egoista. Spero di avervi reso felice, anche solo per qualche istante.
Porterò sempre con me i vostri sorrisi sinceri, i vostri abbracci spontanei, i vostri Grazie sussurrati nell’orecchio e la vostra grinta.
Goditi tutto questo e sii sempre felice.
Ci rivedremo presto.
Ti abbraccio,
Stefano