Giorno 86
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Giorno 86

Recentemente sono stato criticato su Facebook, in seguito alla mia pubblicazione di un articolo riguardante l’occupazione di un vecchio stabile abbandonato da parte di un gruppo d’ispirazione fascista nel quartiere in cui vivevo a Torino.

Tutto è iniziato in seguito alla mia affermazione, non del tutto esatta in realtà, che diceva: “A Berlino questo non sarebbe successo”. Nel senso che, soprattutto a Berlino, si sente molto la contrapposizione tra i nostalgici del nazismo e chi lo combatte ostinatamente e con ogni mezzo. Basti pensare a quei negozi di Thor Steinar (negozio di estrema destra: http://www.spiegel.de/international/germany/0,1518,587746,00.html) puntualmente attaccati dai giovani contrari agli ideali che hanno distrutto l’Europa negli anni della II° Guerra Mondiale.

I due commenti più controversi sono stati: “Fai attenzione a non pensare che Berlino sia il paradiso. Il mondo è bello perché è vario.” e “Facile criticare stando lontani dall’Italia e andare in un Paese dove la vita è più facile“.

Facile criticare stando lontani dall’Italia“: verissimo. E’ facile parlare quando si è lontani, ma probabilmente è solo dall’esterno che si ha una visione totale di ciò che in Italia funziona e cosa no. Si possono confrontare articoli di giornali italiani e giornali esteri e la visione d’insieme è più completa.

andare in un Paese dove la vita è più facile.“: falsissimo. Pensare che sia facile lasciare tutto ciò che si ama (casa, famiglia, amici, …), per andare in un Paese dove devi imparare da zero una lingua praticamente impossibile, conoscendo quasi nessuno, dove i titoli di studio avuti in Italia (almeno nel mio caso) sono equivalenti al niente, dovendosi abituare ad un ritmo di vita completamente diverso e nuovo è ciò di più sbagliato che si possa pensare. Soprattutto se non si sa di cosa si sta parlando.

Provate a parlare con Elvira che ha aperto una scuola italo-tedesca a Berlino, provate a parlare con Giorgia, Alessandro e Mattias, rispettivamente web design, dj e vj partiti da Milano, Giulia e Alessio, laureati e partiti da Venezia, Simone, fisico e Emanuela, partiti da Milano oppure Federico, fotografo di Torino che prova in tutti i modi a trasferirsi e lavorare qui. Parlate con loro che a Berlino vivono e lavorano, studiano il tedesco e si costruiscono il futuro con le loro mani.

Io parlo della mia esperienza. Sono quattro mesi che vivo a Berlino, sicuramente pochi, ma abbastanza per rendermi conto delle differenze con l’Italia, in meglio e in peggio. Per ora la mia esperienza è positiva, sia nel vivere quotidiano, sia con le formalità burocratiche, sia con le persone che sto conoscendo e da cui sto imparando molto. Sicuramente ci saranno cose che non vanno nemmeno qui, ma per ora non ne ho vissute e non ne posso parlare.

Berlino è la realtà che sto vivendo io, ma chiunque abbia vissuto in una città europea, non come turista ma come cittadino europeo, non può che osservare quanto la politica, la cultura e la società italiana non abbiano una visione europea del loro vivere quotidiano e quanto siano lontane da essa.

Torino è una delle città italiane più vivibili, ma nonostante questo è lontana anni luce dai chilometri di corsie ciclabili, dalla frequenza dei mezzi pubblici, dall’ordine e dalla civiltà, dall’efficienza del welfare delle città europee. E basterebbe così poco per migliorare queste mancanze. Basterebbe che tutti i cittadini fossero puntuali e precisi nel pagare le tasse, il biglietto dei mezzi pubblici, nell’assolvere i loro doveri di cittadini.

E’ proprio questi commenti dimostrano che non vogliamo imparare dal meglio, ma ci consoliamo paragonandoci a chi sta peggio o dove le cose non funzionano. E’ qui l’errore. Bisogna prendere queste esperienze e cercare di adattarle al nostro Paese, per migliorarlo e renderlo un posto migliore. Berlino, come Londra, Barcellona, Amsterdam, sono pieni di ragazzi italiani tra i 20 e i 35 anni, che provano a cambiare le cose, sia per se stessi, ma anche per il posto da cui sono partiti.

Forse è ancora più facile parlare senza aver mai provato a conoscere una diversa realtà o a vivere fuori dall’Italia, solo con le proprie forze.

Ma, in fondo, Facebook serve a questo. Trovare una giustificazione per chi non ha mai provato a spegnere il computer e provare davvero a cambiare le cose.

“Il piacere della critica ci toglie quello di essere vivamente commossi di cose molto più belle.” Jean de La Bruyère

East Side Gallery

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