E’ una domenica lenta e soleggiata oggi.
Come in Italia, anche qui è nevicato ieri sera e, tutto intorno alla mia finestra, si stende il manto bianco, residuo di ciò che è stato.
Di uscire non se ne parla, anche perché la mia “dolce metà” è a letto con un pò di influenza. E allora, vi rendo partecipi di due pensieri che ho elaborato giorni fa, mentre ero in giro per Berlino a fotografare.
Ero in attesa alla fermata del 100 (un bus a due piani che percorre la linea più frequentata dai turisti) con altre persone.
Quando arriva il mezzo e si aprono le porte, ordinatamente tutti i passeggeri salgono uno per volta sul bus e, mentre sto per salire, vedo dietro di me una signora anziana e le faccio cenno di salire prima di me. La risposta della signora è stata: “No, c’era prima lei. Prego.”
C’ERA PRIMA LEI??
A Berlino esiste un unico tipo di fila: indiana, ovvero tutti belli ordinati uno dietro l’altro in fila. Che sia sulle strisce pedonali ad aspettare il verde, che sia un ufficio pubblico, un negozio, la fermata di un mezzo pubblico.
In Italia, si sa, siamo più creativi e abbiamo diversi tipi di file. La più diffusa è la fila a imbuto: ovvero tutti mischiati a casaccio e man mano che ci si avvicina alla porta d’ingresso, si viene risucchiati dalla folla che preme.
Molto diffusa ai concerti, la fila a gomito. Non nel senso che fa una curva stretta, ma consiste nella capacità di dare le gomitate più forte ai fianchi o allo stomaco di chi ci circonda, per farci largo tra la gente.
Molto utilizzata ai supermercati, la fila a “chi la spara più grossa”. Ci si avvicina alla cassa urlando: “Scusi sono incinta, mi fa passare?” oppure “Sono disabile” o, ancora “Ho lasciato mio figlio di due mesi in macchina da solo“. E, se si è circondati da persone comprensive, si riesce a passare.
Premesso che la persona che ha detto “Sono incinta” è un uomo sulla cinquantina, si un pò sovrappeso, ma difficilmente incinta, colui che dice “Sono disabile” solitamente lo si vede correre in mezzo agli scaffali con la rapidità e l’agilità di una gazzella. Infine, a quel genio che ha detto “Ho lasciato mio figlio di due mesi in macchina da solo”: primo: non ti faccio passare, secondo: ti riempio di schiaffi se hai davvero fatto una cosa del genere, terzo: ti denuncio e ti faccio arrestare, brutto/a idiota!
Ma quella che preferisco è quella geniale: la fila del “sono con lui”. “Scusi, quello lì davanti è mio cugino, sono con lui, mi fa passare?“. E io prontamente: “Non credo proprio perché quello è mio fratello e io non la conosco. E aspetta come sto aspettando io!” Ma, in molti casi, funziona anche questa scusa.
Questo era il mio pensiero mentre salivo sul bus ma, in agguato, c’era una nuova situazione che mi aspettava per sollecitare altri pensieri.
Sale il controllore e, su 100 passeggeri, 1 non aveva il biglietto. Vi riporto per intero il dialogo, traducendolo in italiano per facilitarne la lettura:
Controllore: “Biglietto, prego.”
Passeggero: “Mi scusi, signor controllore. Ero in ritardo a lavoro e non sono riuscito a comprarlo. Sono spiacente.”
C: “Mi spiace, ma devo farle la contravvenzione. E’ il regolamento.”
P: “Certamente. Ha ragione.”
C: “Ecco. Mi raccomando, faccia più attenzione la prossima volta.”
P: “Grazie. Buona giornata.”
Ho subito immaginato la stessa scena in Italia, che diventa più o meno così:
C: “Biglietti!”
(folla selvaggia che si lancia dai finestrini, si nasconde dietro gli altri passeggeri, si getta verso la timbratrice per un ultimo, disperato tentativo).
C: “Lei non ha il biglietto.”
P: “E a te che c…o te ne frega?”
C: “Devo farti la multa.”
P: “E io ti spacco la faccia, s…..o!”
Rissa, sangue, polizia, bus distrutto e linea in ritardo.
Naturalmente, ho esagerato il tutto e, non succede sempre così. E, soprattutto, non voglio dire che noi Italiani siamo peggio dei Berlinesi o viceversa.
Il ragionamento tende a evidenziare quanto siano di gran lunga diversi l’atteggiamento riguardo alla convivenza civile. Sembra, e sottolineo sembra, che i Berlinesi vivano più tranquillamente e educatamente i rapporti pubblici. Danno valore agli atteggiamenti ovvi che ogni cittadino dovrebbe osservare, verso sé stesso e verso gli altri.
Esistono le eccezioni, ne sono consapevole. Ma, finora, questa è stata la mia esperienza qui su cui voglio farvi riflettere ma, anche, sorridere.
In fondo noi Italiani siamo creativi, ci piace mettere un pò di follia in ciò che facciamo.
Anche quando stiamo affondando!
Ti voglio bene, Italia!
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