Giorno 10
Giorno 10

Giorno 10

Dopo essere andato a vedere uno spettacolo della Compagnia del Teatro Stabile di Torino, al Volksbühne am Rosa-Luxemburg-Platz (per esattezza era il Fatzer di Bertolt Brecht), sono andato al C/O Berlin per una mostra fotografica.

La mostra principale era “Ron Galella. Paparazzo extraordinaire!“, incentrato sul lavoro del fotografo mondano, di cui sono esposte circa 140 foto in bianco e nero, che racchiudono tre decenni della sua vita professionale. L’esposizione è stata curata da Gerardo Mosquera di Photo España Madrid in collaborazione con Felix Hoffmann di C/O Berlin. Tra le foto, personaggi famosi del mondo del cinema, della musica e dell’arte, quali Alfred Hitchock, Sean Penn, Marlon Brando, Elizabeth Taylor, Mick Jagger, Andy Warhol, Liza Minnelli, Brooke Shields, Michael Jackson, Emmanuel Lewis, Greta Garbo, Jackie Onassis, Gina Lollobrigida e Sofia Loren.

L’altra mostra allestita all’interno del C/O era “Gundula Schulze Eldowy. The early years. Photographs from 1977 to 1990“.

Le fotografie di Gundula sono crude e reali, rappresentano la realtà presente in quel periodo: una Berlino divisa e dura, segnata dai segni della guerra e di una difficile rinascita, ai due lati del muro. Le sue fotografie, rappresentano scene di vita quotidiana: dalla nascita alla morte, dal lavoro al gioco, al tempo libero. Ogni immagine è segnata da un profondo legame con la sua città e lei stessa afferma: “Berlin made me a photographer.” (Berlino mi ha resa fotografa), oltre che “Allo stesso tempo, provo per Berlino fascino e repulsione“.

Vi riporto altre sue due frasi che mi sono segnato durante la visita: “Ci sono persone che non sono mai consapevoli di credere nelle cose sbagliate, perché sono spinte dalla pulsione collettiva. Credono ciò che tutti gli altri credono.” e “La carne sta al centro della serie (era una serie di fotografie ambientate in un macello) e del suo abisso. L’uomo come ferito, maltrattato e colpito. Una persona ferita è separata dalla sua energia potenziale. Non è più ciò che è.”

Mi hanno colpito due cose: innanzitutto l’ultima parte di fotografie di Gundula erano concentrate sulla vita di una donna. Gundula aveva visto questa donna molto bella, anche se molto in là con gli anni, seduta su una panchina in un parco di Berlino. Aveva cominciato a fotografarla di nascosto, con un teleobiettivo e, quando la donna la vide, non ne fu infastidita, anzi, la invitò ad avvicinarsi. Parlarono per tutto il pomeriggio su quella panchina e, quando Gundula le disse che doveva andarsene, vide nel suo sguardo tutta la solitudine che teneva nascosta. Gundula le chiese l’indirizzo di casa e, da quel giorno, andò a trovarla tutti i giorni, documentando fotograficamente tutto il resto della sua vita, fino ai giorni di ricovero in ospedale e alla morte. Le foto colpiscono per il legame profondo che ha unito queste due “sconosciute” e per il “disfacimento fisico” di questa donna, sempre con un sorriso pacifico anche nei giorni di sofferenza.

L’altra cosa impressionante è il C/O di Berlin. E’ un vecchio ufficio postale (Postfuhramt) trasformato in uno spazio espositivo enorme. La cosa che colpisce è che non è stato restaurato e sono ancora evidenti i segni dell’abbandono post-bellico e del degrado. Per farvi un esempio ci sono i muri scrostati e in un corridoio c’era un lavandino (degno da film horror) tutto sporco (avete presente il bagno di Trainspotting un pò più pulito?) a cui avevano attaccato una ciabatta elettrica con le prese che portano l’elettricità alla televisione che trasmetteva l’intervista a Gundula. Senza parole!

Ma la parte migliore è stata la palestra.

Si, avete capito bene: una palestra! Con tanto di parquet e canestro. C’erano ancora i pali per l’arrampicata al fondo del salone. Si respirava odore di legno e, mentre percorrevi quel parquet e guardavi le fotografie esposte, immaginavi stessero giocando una partita di basket. Se ti concentravi bene, potevi sentire le urla, la voce del coach, gli strilli dei ragazzini che lì passavano le loro ore più divertenti.

Detto così, potreste pensare che sia uno spazio brutto e abbandonato, in realtà qui sono state esposte le fotografie di tanti grandi fotografi, da Annie Leibovitz a Pierre e Gilles, da Peter Lindbergh a Fred Herzog, dai fotografi Magnum a Robert Mapplethorpe.

Ora non vi resta che venire qui e visitare questa mostra. Avete tempo fino al 26 Febbraio.

Prima di salutarvi, vi annuncio che giovedì 26 andrò all’Internationale Grüne Woche di Berlino (http://www.gruenewoche.de), un’enorme sagra sul cibo. Leggerete gli aggiornamenti molto presto.

Un abbraccio circolare.

A questo link, potete trovare le informazioni riguardanti Gundula Schulze Eldowy: http://www.berlin-ineinerhundenacht.de

A questo link, il C/O Berlin: http://www.co-berlin.info/news.html

0 commenti

  1. Non credo sia la tua prima volta in questa città, ma ora stai imparando a conoscerla per quel che è veramente.
    La repulsione è naturale quanto l’attrazione fisica e quasi morbosa per alcuni posti. Gli odori dal ponte di Warshauer Str. sopra la fermata della metro. I vicoli bui, sudati, colmi di storia e legami dietro la Anne Frank Haus…il mercatino domenicale di Mauer Park.
    Una città legata profondamente agli anni 80 e alla loro fine che l’hanno segnata come una cicatrice ormai indelebile.
    L’amore profondo, quasi familiare che ti lega a questa capitale divenda indissolubile con il passare del tempo. Tutto è chiaramente Berlino quando sei a Berlino, la frase sembra scontata, ma non lo è e credo tu possa capire e interiorizzare.
    Cammina alle 18 sotto il cielo di Kastanienallee nel Friedrichshain annusa l’aria, infilati in quei negozi di seconda mano.
    Sii turista con occhi colmi di sete, sii tedesco per adozione. Sii felice perchè sei in una bolla magica e incredibilmente affascinante.
    Ti abbraccio forte e spero di raggiungerti presto.

    P.S.: Nel caso non lo sapessi ti lascio due dritte.

    – (culinaria) sceso alla fermata U Mehringhdamm in Merhringhdamm Str. prova il currywurst 36…il migliore della città (Kreuzberg)

    – (musicale) Al numero 155 di Haupt Str. giù a Sconeberg hanno vissuto insieme David Bowie e Iggy Pop

    Mi raccomando, tra pochi mesi il Tacheles verrà definitivamente chiuso. La Deutsche Bank ha comprato il lotto. Visitalo e assorbi più che puoi

    Federico

    1. Ciao Fede,
      si, sto imparando a conoscerla e ad amarla. La storia che si respira qui, difficilmente la si trova in altre città. Almeno non così.
      Grazie per avermi segnalato quei posti: li visiterò assolutamente.
      Il Tacheles l’ho già visitato molte volte e ogni volta pensare che chiudano quel posto fondamentale per la cultura e la vita berlinese fa male.
      Spero di vederti presto qui e fotografare insieme questa splendida città.
      A presto.

  2. Pingback:Giorno 60: Due mesi da Berlinese « Pregunta

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