Così, arriva il sabato.
E’ il primo sabato davvero caldo di Berlino e decido di andare a vedere finalmente il famoso Tempelhofer Feld.
Arrivo dalla enorme strada am Columbiadamm e scorgo in lontananza la cupola di una moschea. Decido di visitare prima quel luogo e poi di andare nel parco.
La moschea in questione è la Sehitlik-Moschee, la moschea più grande di Berlino, al cui interno vi si trova anche il minareto e l’associazione omonima. Un luogo sacro per un’intera religione, perfettamente inserita all’interno della città.
Passo attraverso gli sguardi curiosi (loro?) di alcune donne avvolte nei loro bellissimi Chador colorati, sedute ai tavolini di un piccolo bar situato di fronte all’ingresso della moschea che si snoda su diversi piani.
Entro in punta di piedi, scalzo, con il rispetto che uno “straniero” dovrebbe sempre osservare quando viola un’intimità che non li appartiene, in cui però è sempre bene accolto, a testa bassa e in silenzio. All’inizio ero restìo a scattare delle fotografie ma non sarei stato capace di descrivere la bellezza dell’edificio solo con le parole.
Sono avvolto da una cupola semplice ma nel contempo maestosa, con i dettagli e i colori che attirano gli “spettatori” a guardare in sù, dove il bianco e il blu sono i colori dominanti, seguiti da dettagli dorati che rendono la volta della moschea un capolavoro. Il pavimento ricoperto da un enorme tappeto, anch’esso blu, rende il posto accogliente e caldo nonostante sia completamente vuoto.
C’erano un paio di persone intente a pregare, tra cui un ragazzo. Erano completamente assorti nella loro meditazione, non necessitando di nulla, rivolti semplicemente verso un punto prestabilito dove tutti sentono di sentirsi uniti. Per l’Islam il concetto di comunità è un concetto ampio che non si può capire senza entrarne direttamente a contatto.
Quando esco, mi rimetto le scarpe e faccio un giro intorno al minareto. Mi colpisce tantissimo l’immagine di due tombe bianche identiche vicine, presubibilmente marito e moglie, con una solitaria sedia vuota di fronte a esse, con l’ombra della sedia proiettata verso di me. Nonostante il senso di solitudine che mi ha fatto provare questa visione ho comunque sentito un calore, come se fossi nel posto giusto e in un attimo sospeso nel tempo. Berlino è anche questo.
Qui potete vedere un pò di fotografie che ho scattato durante la visita.